RASSEGNA STAMPA
La Repubblica - Processi G8, tutti contro tutti
Genova, 01 aprile 2008
I no global della Diaz pronti a chiedere un risarcimento a De Gennaro. E
gli accusati di Bolzaneto contrattaccano
Processi G8, tutti contro tutti
I legali degli agenti: "I responsabili? Sono al vertice"
"Le vere colpe sono di chi doveva occuparsi della gestione dell´evento e
non ha saputo farlo"
La ragazza tedesca che perse sette denti per le manganellate nella scuola
parte civile contro l´ex questore Colucci
MASSIMO CALANDRI
MENTRE i no-global della Diaz si preparano a chiedere un risarcimento a
Gianni De Gennaro - e l´avvocato Riccardo Passeggi preannuncia la prima
costituzione di parte civile nel procedimento contro l´ex capo della
polizia, il prefetto Francesco Colucci, il questore Spartaco Mortola - ,
anche i difensori degli imputati di Bolzaneto se la prendono con i vertici
dell´amministrazione. «Le vere responsabilità apicali sono quelle di chi
non è stato in grado di organizzare il G8», accusa Vittorio Pendini,
difensore del vice-questore Alessandro Perugini. Il legale ha puntato
l´indici contro «chi doveva occuparsi della gestione di quell´evento, e
non è stato in grado di farlo». Ha sottolineato come le «vere»
responsabilità siano da cercare ai vertici, appunto. «Cominciando da
quelli che non avevano previsto un adeguato servizio di vigilanza dei
fermati nella caserma di Bolzaneto».
La richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Colucci, accusato di
falsa testimonianza durante il processo Diaz, di Gianni De Gennaro (che lo
avrebbe istigato) e ancora di Spartaco Mortola (che, imputato, ha
rinfrescato la memoria dell´ex questore prima della deposizione), sarà
nelle prossime ore assegnata ad un giudice per le indagini preliminari.
Che, sentite le parti fisserà, la prima udienza. Ci sono buone ragioni per
credere che se ne riparlerà a maggio. Ma nel frattempo c´è chi non vuole
perdere tempo. Riccardo Passeggi, che tutela gli interessi di Anna Iulia
Kutschkau - una ragazza tedesca che nel 2001 aveva 21 anni e che per le
manganellate della polizia perse sette denti - sta preparando una
costituzione di parte civile nel procedimento. In ballo c´è un attentato
alla genuinità della prova, se l´ipotesi della procura - che Colucci abbia "aggiustato" il tiro per evitare fastidi al suo capo - sarà confermata. Al
legale genovese potrebbero presto associarsi i colleghi che tutelano gli
altri 92 no-global picchiati ed illegalmente arrestati.
Ieri mattina nel processo per i soprusi e le violenze nella caserma di
Bolzaneto è stato il turno degli imputati. Meglio, del primo di loro.
Alessandro Perugini, allora numero due della Digos, imputato anche in un
altro procedimento del G8 - per il pestaggio e l´arresto illegale di
alcuni dimostranti, tra cui un adolescente, davanti alla questura - , si è
presentato in aula. E si è affidato a due avvocati come Giovanni Scopesi e
Vittorio Pendini. Il primo di è rivolto indirettamente ai pm - Patrizia
Petruzziello, Vittorio Ranieri Miniati - sostenendo la non compatibilità
tra due accuse rivolte al funzionario: abuso di ufficio e abuso di
autorità su persone detenute. O uno, o l´altro. Una tesi che sarà con ogni
probabilità riproposta anche dai difensori di altri imputati. Pendini ha
invece sottolineato altri aspetti della vicenda. La responsabilità dei
«vertici organizzativi». Ma anche la buona fede del suo cliente. Che non
era nell´ordine di servizio per Bolzaneto, ma nonostante fosse impegnato
sulla strada accettò di assumerne la gestione. Che lavorò dal mattino
all´alba del giorno seguente, in condizioni particolarmente stressanti.
Che quando seppe di detenuti spruzzati con spray urticante, fece vigilare
le celle da personale in divisa. Che offrì il suo cellulare ad un fermato,
perché si potesse mettere in contatto con i familiari. Che invitò più
volte alla calma agenti e militari. Che ha ammesso «qualche « lacuna,
compresa la mancata denuncia circa l´uso dello spray. «Ma in quella
caserma furono tutti costretti a situazioni ed orari insostenibili, per
colpa di quei ‘livelli apicali´ che non organizzarono nulla e rispetto ai
quali non abbiamo nulla da condividere», ha insistito Pendini. Per
Alessandro Perugini l´accusa ha chiesto tre anni e mezzo di reclusione.
L´avvocato ha ricordato allora il magistrato Alfonso Sabella, che era il
primo responsabile della struttura e che da tempo è uscito dall´inchiesta.
«Sabella non è responsabile di alcunché. Ma a maggior ragione non lo è
Perugini».